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“IL CIRCO DELLE PULCI”
Premessa
Prima di iniziare a raccontarvi
questa favola, devo prima descrivervi
ciò che l’ha sollecitata nella mia
fantasia. E’ stata semplicemente la
realtà! Infatti, nella mia famiglia
era nata (per caso) una piccola
discussione circa l’esistenza o meno
del circo delle pulci. Mio marito
sosteneva si trattasse di illusionismo,
di giochi di prestigio, mia madre
invece credeva come me che fosse
esistito davvero.

Ebbene si! Cari amici, in una vecchia
enciclopedia di mio nonno, ho trovato un
interessantissimo testo che descrive come,
all’epoca in cui pulci, cimici e pidocchi
formavano un trio onnipresente nelle case
umane, ci fu qualcuno che ebbe l’idea di
addomesticare le saltabeccanti creature per
mostrarle poi a scopo di lucro, così come
si mostravano nei baracconi da fiera scimmie,
cani, gatti ed altri animali.
Sempre nel testo, corredato di alcune foto
dell’epoca, si legge che tale circo trovò
subito ampio consenso! Continua poi nel
descrivere come si addomesticano le pulci,
avvisando subito che ci vuole una notevole
pazienza.
© Copyright 2003 – di Rossella Usai
Tutti i diritto riservati.

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Le brune bestiole

Le brune bestiole, prima di essere usate
nelle rappresentazioni, dovevano perdere
l’abitudine innata di spostarsi a salti.
Venivano pertanto rinchiuse in scatolette
larghe, ma bassissime, in modo che nel
tentativo di saltare le pulci stufe di
cozzare contro le pareti della scatola,
perdessero l’abitudine (almeno parzialmente).
Insomma, finivano con lo spostarsi solo
camminando! Domate in tale modo, venivano
poi legate con fili esilissimi e rigidi,
indi attaccate a minuscole carrozze e a
tricicli. Non ci credete? Leggete allora
questa storia.

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PRIMO CAPITOLO

Questa, vi avviso, non è una favola.
Questa non è fantasia, né invenzione
di chi ha tempo da perdere, è
semplicemente una storia vera.
– Una storia vera? – chiederete voi,
forse già annoiati in partenza.
– Si, una storia vera – vi rispondo
subito io – vera davvero.
E’ una di quelle storie vere senza
tempo. Si sa che tratta di fatti accaduti
veramente, ma non c’è più nessuno dei
protagonisti che l’hanno vissuta a
raccontarci di persona.
E’ una di quelle storie che, si
tramandano di padre in figlio, di
generazione in generazione. Si forse
talvolta è successo che magari qualcuno
vi abbia aggiunto un tocco di fantasia,
tanto i veri protagonisti non potevano
più prendersela a male, ma vi assicuro
ancora che è una storia vera.
Come tutte le storie vere, non inizia
in un castello fiabesco. Niente principi
o principesse, assoluta mancanza di fate
e gnomi. Non troverete streghe cattive,
e neppure maghi distratti. Non ci saranno
incantesimi, né ranocchi trasformati in
principi. Insomma, per farla breve, c’è
solo una bambina di 9 anni e una vecchia
casa, umida e malsana.
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La bambina non ha un nome fiabesco

Ha un nome piuttosto comune: Anna.
Non è succube di matrigne, né affidata
a delle svampite fate, è semplicemente
la sesta di ben 8 figli che sua madre
aveva avuto la forza di mettere al mondo.
La casa era composta esclusivamente da
una grande camera con un caminetto per
riscaldare e per preparare da mangiare.
La povertà era tutto ciò che avevano, ma
in essa riuscivano a trovare comunque la
speranza. Anna aveva gli occhi color del
cielo, sognanti e profondi.
Rilegava i suoi capelli biondi in due
trecce e aveva un visetto sbarazzino. Il
suo fisico era però esile, e purtroppo era
spesso malata. Niente giochi.
Erano troppo poveri per averne.
Ma la sua vera passione era nascosta a
tutti. Nessuno sapeva che Anna aveva in
quella piccola stanza un segreto.
– Un segreto? – chiederete voi.
– Si cari, un piccolo segreto, un piccolo
allevamento di pulci.
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Quando la mamma..

Quando la mamma il pomeriggio andava nel
bosco a fare legna e le raccomandava di
badare ai due fratellini più piccoli, lei
correva nel suo angolo. Lì era la più felice
del mondo. L’allevamento, si racconta, pare
fosse di circa 10 pulci. Ad ognuna Anna aveva
dato un nome, ma le preferite erano 3:
Pulcella, una giovane pulce, Pulgino, più
piccolo di lei, e la loro zia Pulcide.
Gli altri membri dell’allevamento, avevano
deciso di unirsi al gruppo spontaneamente.
Quei tre pareva la sapessero lunga sul fatto
di trascorrere le ore della giornata in modo
divertente. Non erano unicamente occupate,
come loro, a cercare il sangue che più si
confaceva ai loro gusti, ma tutt’altro.
Niente sangue, se proprio non se ne poteva
fare a meno, piuttosto una lunga passeggiata
al mattino che come diceva zia Pulcide era
salutare. Percorrevano tanta strada,
rigorosamente senza balzi, fino al davanzale
della finestra.
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Nel balcone

– Respirate, respirate profondamente –
ordinava Zia Pulcide.
– Zia io ho fame – brontolava come sempre
Pulgino – posso fare un saltello sul gatto?
– Come ti permetti di farmi una simile
richiesta?
– rispondeva irritata zia Pulcide – Quante
volte vi devo raccontare che i vostri genitori
sono stati sterminati proprio saltando su uno
di questi animali?
– Ma non era un cane? – chiedeva in questi casi
Pulcella.
– Cane o gatto morirono! Lo volete intendere?
E’rischioso. So io come nutrirvi.
E detto questo iniziavano subito un pic-nic
“montano” come diceva zia Pulcide. Nessuno ha
mai saputo di cosa si nutrissero, ma la storia
dice che nessuno ha mai visto tre pulci più sane
di loro. Nel pomeriggio, zia Pulcide, metteva
Pulcella e Pulgino a dormire, o meglio, così
credeva lei, e si distendeva tranquilla all’ombra
per riposarsi. I due invece, appena la sentivano
russare profondamente, si alzavano zitti zitti e
cominciavano a giocare a chi saltava più veloce
e più lontano. Pare inventassero giochi di ogni
tipo in quel davanzale.
Più tardi, rigorosamente alle 5 del pomeriggio,
c’era la merenda e la lezione. Zia Pulcide aveva
con sé una piccola lavagna portatile. Ogni giorno
incominciava una delle sue meravigliose lezioni,
e i suoi allievi nel frattempo, se la ridevano a
crepapelle. Non è che fosse ignorante, ma aveva
un modo così buffo di insegnare!
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Fu proprio per assistere..

Fu proprio per assistere alle sue lezioni che
anche le altre 7 pulci decisero di unirsi al
gruppo. La classe divenne veramente chiassosa,
e zia Pulcide incurante, continuava a leggere
con enfasi le poesie, e a recitare persino
“Shakespeare”. L’arte e il sapere erano la sua
vera passione. Terminata la lezione, il vivace
e allegro gruppo, scendeva a “valle” diceva
Zia Pulcide. Cantavano canzoni allegre, e
naturalmente zia Pulcide guidava il gruppo.
Fu in uno di questi giorni che Anna li incontrò.
Si capirono subito, non chiedetemi perché.
La stessa domanda sarà già stata fatta chissà
quante volte al narratore di questa incredibile
storia vera. Cosa rispose? Nessuno lo sa, e
nessuno ha riportato notizie a noi circa questo
curioso fatto. Tutti, fino ad oggi, hanno
saputo che andò davvero così. Si intesero
subito e fecero grande, anzi grandissima
amicizia.

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Nel 1998 iniziai a cucire, specie
bambole scolpite ad ago. Adoro scrivere
Tutorial, progettare cartamodelli e
condividerli.

Amo anche la maglia, l’uncinetto la
tecnica Amigurumi e il ricamo.

Ho Shop online, dove sono disponibili
alcuni dei miei modelli, in particolare
su ETSY
La creatività fa parte della mia vita da
tanti anni, non potrei separarmene.

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